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Gli italiani si confermano tra i popoli più longevi al mondo, ma anche tra i più acciaccati

Cominciamo dalle buone notizie. Gli italiani restano uno dei popoli più longevi al mondo. Nel 2016, dato più recente, l’aspettativa di vita raggiunge in media gli 83,4 anni di vita; nell’Unione europea seconda solo a quella degli spagnoli, che hanno una speranza media di 83,5 anni. Nello stesso anno, siamo al primo posto in Europa per la speranza di vita alla nascita per gli uomini, che raggiunge gli 81 anni. A dirlo è Eurostat. Le donne italiane sono sul podio al terzo posto con un’età media di 85,6 anni.

Tasso di mortalità sceso in modo significativo 

Ma c’è di più. Dal 2004 al 2016 c’è stata nel nostro Paese una forte riduzione della mortalità prematura, che è diminuita nella fascia di età tra i 30 e i 69 anni per gli uomini del 26,5% e per le donne del 17,3 per cento. Il tasso di mortalità è sceso in 35 anni di più di 50 punti percentuali. A scendere in modo deciso sono le morti per malattie ischemiche del cuore (circa il 63%) e delle malattie cerebrovascolari (circa il 70%). Si muore meno di tumore, che però resta la prima causa di morte tra i 19 e i 64 anni. Tra il 2006 e il 2016 i decessi per cancro è sceso del 24% per gli uomini e del 12,6% per le donne.

Tasso di mortalità infantile tra i più bassi del mondo 

Ottime notizie anche per quanto riguarda la mortalità neonatale e infantile, che è uno dei più bassi del mondo. È passato da 3,16 decessi per 1.000 nati vivi a 2,81 per 1.000 tra i 2010 e il 2016.

Più sportivi, ma i sedentari sono ancora molti

C’è un lento, ma continuo aumento degli italiani che fanno sport in modo continuativo e regolare. Tra il 2001 e il 2017 siamo passati dal 19,1% al 24,8 per cento. I sedentari restano però oltre i 22.400.000, pari al 38,1% della popolazione.

Un italiano su cinque continua a fumare. Dato stabile dal 2014

Il primo tasto dolente sulla salute degli italiani riguarda il vizio del fumo di sigaretta. Sono ancora 10.370.000 i fumatori nel nostro Paese: 6.300.000 sono uomini, 4.070.000 donne. In termini percentuali si tratta del 19,7% della popolazione dai 14 anni in su.

 

Un italiano su tre è in sovrappeso, il 10,5% è obeso 

Nel 2017 il 35,4% degli italiani maggiorenni è in sovrappeso, mentre poco più di una persona su dieci è obesa. In pratica il 45,9% ha problemi con la bilancia. Pessima la situazione anche per quanto riguarda bambini e adolescenti. In questa fascia di età il 24,2% pesa troppo. Il quadro è ancora più grave tra i bambini: tra i 6 e i 10 anni un bimbo su tre è perlomeno in sovrappeso. Il tasso più basso, il 14,4%, è tra i ragazzi dai 14 ai 17 anni. Siamo tra i Paesi messi peggio nei bambini tra gli 8 e i 9 anni, al pari di Spagna e Grecia.

Molti anziani soffrono di depressione

Oltre alle malattie croniche, a preoccupare c’è anche la depressione, che colpisce un ultra 75enne su cinque, con una maggiore incidenza sulle donne che raggiungono il 23%, mentre sugli uomini si ferma al 14,2 per cento.

Scarsa l’assistenza per gli anziani

Nonostante gli ultra 80enne siano molti, la spesa sanitaria destinata alla loro assistenza è di appena il 10,1 per cento. In Germania è del 16,5%, in Francia del 14,8.

Popolazione sempre più vecchia

Come abbiamo già detto, nel 2017 in Italia c’erano 13.500.000 di ultra 65enni, il 22,3% della popolazione totale. L’Istat stima che nel 2028 gli ultra 65enni saranno il 26%, pari a poco più di 15.600.000. Nel 2038 saliranno a oltre 18.600.000, il 31,1% dei nostri connazionali.

Saranno sempre più numerosi i malati cronici

Con l’aumento del numero degli anziani, crescerà anche il numero di persone costrette a convivere con malattie croniche. Nel 2028 saranno più di 25.000.000, mentre oggi sono meno di 24.000.000. I multi-cronici, cioè quelli che hanno più di una malattia cronica, passeranno dagli oltre 12.500.000 di oggi a 14.000.000.

Ipertensione, artrite e artrosi le malattie più diffuse

La malattia cronica più diffusa sarà l’ipertensione: nel 2028 interesserà quasi 12 milioni di italiani. Artrosi e artrite colpiranno invece quasi 11 milioni di nostri connazionali. In entrambi i casi si tratta di un aumento di circa 1.000.000 di pazienti.